Cécile Dumas è nata a La Magne
(Svizzera Francese) nel 1942. Suo padre,
fabbricante di organi da chiesa, ha trasmesso ai
suoi quattro figli l’amore per la musica e
l’arte in generale. Ha compiuto i suoi studi
all’Ecole Normale di Fribourg e ciò le ha
permesso di insegnare la sua lingua materna
nelle scuole svizzere così come quelle italiane.
A Roma incontra suo marito. Dal loro matrimonio,
nascono due figlie. Oggi, la famiglia si è
arricchita di tre nipotini, Jacopo, Caterina ed
Elia, che sono la gioia dei loro nonni. Ora vive
a Foligno, in Umbria, sua nuova patria.
Fin da piccola ama disegnare la natura “en plein
air” e schizzare i ritratti dei suoi familiari.
Poi, la vita prepara ad altre cose. Il
matrimonio, le figlie, l’insegnamento l’hanno
assorbita per molti anni.
Solo in età matura ha potuto dedicare le sue ore libere
a questa felice predisposizione per la pittura che è
diventata sempre più una passione. Ricorda ancora la
volta che la sua migliore amica, pittrice per svago, le
regalò una scatola di colori ad acquerello. E lei,
infatti, che le ha trasmesso il piacere per il colore e
la creatività manuale. Poi incontra una persona che sarà
decisiva nella sua formazione di pittrice, il Maestro
Timi. Seguendo le sue lezioni, ha imparato l’arte del
dipingere. Ha cercato, nel tempo, di armonizzare i
colori, dar loro delle sfumature, mettere in evidenza i
chiari e gli scuri, le luci e le ombre. Nel suo cammino
artistico, spazia nelle diverse tecniche pittoriche,
cimentandosi nell’olio su tela, prediligendo il
figurativo che coincide con la corrente iperrealista,
gli acquerelli e, specialmente, i vinarelli che sono
dipinti solo col vino rosso.
Ha maturato e raggiunto dei traguardi gratificanti che
la spingono a proseguire: Numerose sono state le sue
partecipazioni in collettive e rassegne artistiche dove
si è aggiudicata premi e riconoscimenti importanti e
pubblicazioni delle sue opere in riviste d’arte, come
Boe, Avanguardie Artistiche. Adesso dipinge
prevalentemente ad olio, tecnica che sta affinando
presso l’Associazione: “La Tavolozza” a Foligno, alla
quale è iscritta da parecchi anni.
Spiegazione sui “vinarelli” La storia dei “vinarelli” è recente e originale.
Negli anni 90, qualche acquerellista anonimo ebbe l’idea
di utilizzare la pigmentazione naturale del vino, senza
aggiungere altro. Solo il tannino e gli antociani del
vino rosso che, penetrando nella carta, si ossidano e
danno il colore definitivo. La gamma cromatica è
evidentemente limitata al colore del vino utilizzato.
Gli effetti ottenuti sono sorprendenti: la pallida
trasparenza dei vini novelli e rosés oppure i rossi
siciliani più carichi di colore, non dimenticando
l’aceto balsamico di Modena molto indicato per le
sfumature che tendono al giallo.
Così il vino diventa un mezzo artistico con effetti
decorativi.