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            Maria Grazia Butti Paglionico


Cenni critici

  COMMENTO CRITICO RELATIVO AL DIPINTO: PERCORSO DI UN RICORDO NELLA MENTE
Fulcro dell’opera sono le forme geometriche il rettangolo, il cerchio, il triangolo e il punto, figure che esplicano l’astrazione del concetto nel rapporto mente e ricordo.
È un percorso che, seppur lascia delle tracce nell’io dell’essere, rimanda all’astrattismo del processo.
Il fascio di luce che, a forma di triangolo, colpisce il punto centrale del cerchio, quale unità primordiale del pensiero, riprende il susseguirsi dell’attività della conoscenza, mentre il rettangolo con le sue varie scalinature conduce  verso  il  livello
più basso dove un punto segna il confine tra il visibile e l’invisibile.
È il punto in cui 1’occhio dell’osservatore si perde alla ricerca di sensazioni che traggono forza nel ri cordo.
La cromia ha un altro ruolo fondamentale nell’opera della Butti, il viola del cerchio simbolo della metamorfosi, della transizione, del mistero viene rischiarato dal fascio di luce. L’azzurro del rettangolo dalle ricche sfumature introduce alla contemplazione su ciò che un ricordo lascia nel corso del cammino, promanando quell’intensità emozionale nel rapporto luce e ombra delle esperienze. L’aspetto co municativo si avvalora dello studio disegnativo dello sfon do che riprende il chiaroscuro di una cromia arricchita di zone luminose. La profondità prospettica completa lo stu dio della superficie pittorica, sulla quale le forme generano nell’ osservatore curiosità e stupore.

Enza Conti (Marzo 2021)

APERTURA ARTISTICA PER UN REALE RAPPORTO UOMO-NATURA
………Nel paesaggio grandioso è messo in evidenza la confusa materia che unisce terra, cielo e mare: rocce sgretolate, cielo rabbuiato, vegetazione frustrata o affastellata dai venti. Questa natura ha bisogno della mano dell’uomo. Un messaggio morale e costruttivo lanciato con una etica dell’arte che denota la forza per il raggiungimento di un fine speciale. Ed il fine speciale ed ultimo è l’uomo che deve lasciarsi alle spalle ansie e depressioni, rigenerandosi in un mondo modulato a sua immagine e necessità, in una graduale conquista di benessere a vantaggio di tutti. Un incontro tra arte e vita, e quindi non semplice rappresentazione ma rappresentazione di un attimo mentale, di un problema sociale senza influenze di consuetudini o di schemi imposti dalla tradizione popolare.
Maria Grazia Butti tocca posizioni di astratto o di surreale per meglio comunicare la sua intuizione artistica, ma poi ritorna al figurativo, al suo figurativo, quello che ascolta la voce dell’anima e della vita quale comandamento estetico.
Il risultato, nell’eterna lotta dei dualismi, nella speranza o nel timore di scelte giuste, è questa una pittura di verità e di libertà che si estende su echi e stimoli, che non si limita alla pelle dell’umanità ma penetra per raggiungere la sostanza.

(Critico d’Arte Giorgio Falossi – Milano, 15/12/2006)


Immagini figurative della natura quelle di Maria Grazia Butti da cui riemergono riflessioni e scorci poetici. Pittrice abile e sofisticata nell’uso del colore che ha trovato nella conoscenza delle varie tecniche una poetica di equilibrio e solarità. Scenari storici e consacrati da cromatismi di cui l’artista è padrona senza esitazioni. Nella sua valenza tecnico-compositiva con cui conduce il governo della vegetazione, delle acque, delle linee dell’orizzonte sta la forza di questo dipingere che non ha la fantasia del lontano o dell’inarrivabile ma che ti lascia a meditare sul profilo di un campanile o su di un campo di papaveri. Cose viste in modo distratto, di passaggio. Ora occasione di meditazione su questa pittura sostanziale quanto emozionante di questa brava e vitale artista.”

(Critico d’Arte Giorgio Falossi – Gennaio 2014)


……Attenzione particolare merita l’opera - “Fantastiche evasioni” - sia perché si differenzia notevolmente dalle altre opere sia perché ci presenta un’opera interessante per tecnica pittorica e soggetto rappresentato. L’artista opera scelte cromatiche che rendano il senso del fantastico, del sognato, del leggermente e progressivamente sfumato, come nelle visioni oniriche, per la rappresentazione di una corporeità femminile agile e sensuale sullo sfondo di una più pronunciata e statica corporeità maschile.
La nudità come simbolo di desiderio di libertà e di naturalezza? E l’insistere sui corpi tralasciando i volti, come spesso avviene nei sogni, è simbolo di qualche realtà che ci sfugge o che vogliamo ignorare? Anche questi interrogativi ci nascono dalla contemplazione di un’opera pittorica!

(Prof. Vito Antonio Laurino – Maggio 2013)


Maria Grazia Butti "Autunno"- Alberi - acrilico a spatola su tela 70x70 2009
"Autunno" di Maria Grazia Butti è un quadro assai ingannevole in quanto, ad onta della sua impostazione informale, l'osservatore attento può rintracciare nella sua impostazione il rispetto di una delle regole accademiche fondamentali, ossia la corretta gerarchia tra colori primari e colori complementari. Il dipinto che altri avrebbe più banalmente definito "Colori dell'autunno", impiega i colori, l'essenza del suo dettato compositivo, con grande cura: al centro il rosso, tinta dalla quale con gradualità scalare dipendono le altre macchie che nel loro insieme formano una livrea autunnale nella delicatezza di varianti cromatiche sapientemente impiegate. Si tratta di un'opera di grande delicatezza nella quale la tecnica è secondaria rispetto al discreto fascino che emana.

(Prof. Aldo Maria Pero – novembre 2014)

 
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