Cenni critici
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COMMENTO CRITICO RELATIVO AL DIPINTO: PERCORSO
DI UN RICORDO NELLA MENTE
Fulcro dell’opera sono le forme geometriche il
rettangolo, il cerchio, il triangolo e il punto,
figure che esplicano l’astrazione del concetto
nel rapporto mente e ricordo.
È un percorso che, seppur lascia delle tracce
nell’io dell’essere, rimanda all’astrattismo del
processo.
Il fascio di luce che, a forma di triangolo,
colpisce il punto centrale del cerchio, quale
unità primordiale del pensiero, riprende il
susseguirsi dell’attività della conoscenza,
mentre il rettangolo con le sue varie
scalinature conduce verso il
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più basso dove un punto segna il confine tra il visibile
e l’invisibile.
È il punto in cui 1’occhio dell’osservatore si perde
alla ricerca di sensazioni che traggono forza nel ri
cordo.
La cromia ha un altro ruolo fondamentale nell’opera
della Butti, il viola del cerchio simbolo della
metamorfosi, della transizione, del mistero viene
rischiarato dal fascio di luce. L’azzurro del rettangolo
dalle ricche sfumature introduce alla contemplazione su
ciò che un ricordo lascia nel corso del cammino,
promanando quell’intensità emozionale nel rapporto luce
e ombra delle esperienze. L’aspetto co municativo si
avvalora dello studio disegnativo dello sfon do che
riprende il chiaroscuro di una cromia arricchita di zone
luminose. La profondità prospettica completa lo stu dio
della superficie pittorica, sulla quale le forme
generano nell’ osservatore curiosità e stupore.
Enza Conti (Marzo 2021)
APERTURA ARTISTICA PER UN REALE RAPPORTO
UOMO-NATURA
………Nel paesaggio grandioso è messo in evidenza la
confusa materia che unisce terra, cielo e mare: rocce
sgretolate, cielo rabbuiato, vegetazione frustrata o
affastellata dai venti. Questa natura ha bisogno della
mano dell’uomo. Un messaggio morale e costruttivo
lanciato con una etica dell’arte che denota la forza per
il raggiungimento di un fine speciale. Ed il fine
speciale ed ultimo è l’uomo che deve lasciarsi alle
spalle ansie e depressioni, rigenerandosi in un mondo
modulato a sua immagine e necessità, in una graduale
conquista di benessere a vantaggio di tutti. Un incontro
tra arte e vita, e quindi non semplice rappresentazione
ma rappresentazione di un attimo mentale, di un problema
sociale senza influenze di consuetudini o di schemi
imposti dalla tradizione popolare.
Maria Grazia Butti tocca posizioni di astratto o di
surreale per meglio comunicare la sua intuizione
artistica, ma poi ritorna al figurativo, al suo
figurativo, quello che ascolta la voce dell’anima e
della vita quale comandamento estetico.
Il risultato, nell’eterna lotta dei dualismi, nella
speranza o nel timore di scelte giuste, è questa una
pittura di verità e di libertà che si estende su echi e
stimoli, che non si limita alla pelle dell’umanità ma
penetra per raggiungere la sostanza.
(Critico d’Arte Giorgio Falossi – Milano,
15/12/2006)
Immagini figurative della natura
quelle di Maria Grazia Butti da cui riemergono
riflessioni e scorci poetici. Pittrice abile e
sofisticata nell’uso del colore che ha trovato nella
conoscenza delle varie tecniche una poetica di
equilibrio e solarità. Scenari storici e consacrati da
cromatismi di cui l’artista è padrona senza esitazioni.
Nella sua valenza tecnico-compositiva con cui conduce il
governo della vegetazione, delle acque, delle linee
dell’orizzonte sta la forza di questo dipingere che non
ha la fantasia del lontano o dell’inarrivabile ma che ti
lascia a meditare sul profilo di un campanile o su di un
campo di papaveri. Cose viste in modo distratto, di
passaggio. Ora occasione di meditazione su questa
pittura sostanziale quanto emozionante di questa brava e
vitale artista.”
(Critico d’Arte Giorgio Falossi –
Gennaio 2014)
……Attenzione particolare merita
l’opera - “Fantastiche evasioni” - sia
perché si differenzia notevolmente dalle altre opere sia
perché ci presenta un’opera interessante per tecnica
pittorica e soggetto rappresentato. L’artista opera
scelte cromatiche che rendano il senso del fantastico,
del sognato, del leggermente e progressivamente sfumato,
come nelle visioni oniriche, per la rappresentazione di
una corporeità femminile agile e sensuale sullo sfondo
di una più pronunciata e statica corporeità maschile.
La nudità come simbolo di desiderio di libertà e di
naturalezza? E l’insistere sui corpi tralasciando i
volti, come spesso avviene nei sogni, è simbolo di
qualche realtà che ci sfugge o che vogliamo ignorare?
Anche questi interrogativi ci nascono dalla
contemplazione di un’opera pittorica!
(Prof. Vito Antonio Laurino –
Maggio 2013)
Maria Grazia Butti "Autunno"-
Alberi - acrilico a spatola su tela 70x70 2009
"Autunno" di Maria Grazia Butti è un quadro assai
ingannevole in quanto, ad onta della sua impostazione
informale, l'osservatore attento può rintracciare nella
sua impostazione il rispetto di una delle regole
accademiche fondamentali, ossia la corretta gerarchia
tra colori primari e colori complementari. Il dipinto
che altri avrebbe più banalmente definito "Colori
dell'autunno", impiega i colori, l'essenza del suo
dettato compositivo, con grande cura: al centro il
rosso, tinta dalla quale con gradualità scalare
dipendono le altre macchie che nel loro insieme formano
una livrea autunnale nella delicatezza di varianti
cromatiche sapientemente impiegate. Si tratta di
un'opera di grande delicatezza nella quale la tecnica è
secondaria rispetto al discreto fascino che emana.
(Prof. Aldo Maria Pero – novembre
2014)
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